La crisi del 2023, quante vittime ha generato in termini di societa
Le aziende in crisi sono quelle che si trovano in una situazione di difficoltà finanziaria, operativa o strategica, che mette a rischio la loro sopravvivenza e il mantenimento dei livelli occupazionali.
Secondo i dati del Cerved, nel primo semestre 2023, sono state 19.516 le imprese italiane che si sono trovate in questa situazione, registrando un aumento del 15,2% rispetto allo stesso periodo del 2022. A livello europeo, invece, le dichiarazioni di fallimento sono aumentate dell’8,4% nel secondo trimestre 2023, rispetto al trimestre precedente.
Secondo i dati del Cerved, nel 2023 sono oltre 5.468 le aziende italiane fallite nei primi nove mesi dell’anno. Il numero è in crescita del 1,48% rispetto al 2022 ma in calo del 32,9% rispetto al 2019, periodo pre-pandemia. A livello europeo, si è assistito ad un incremento significativo delle dichiarazioni di fallimento, registrando un aumento dell’8,4% rispetto al secondo trimestre del 2022.
Quali sono le cause delle crisi aziendali?
Le cause delle crisi aziendali possono essere interne o esterne all’impresa. Tra le cause interne, possiamo citare:
- La cattiva gestione amministrativa, finanziaria o produttiva, che porta a perdite di efficienza, competitività e redditività.
- La mancanza di innovazione, di adeguamento alle esigenze del mercato e di diversificazione dei prodotti o dei servizi offerti.
- La scarsa qualità dei beni o dei servizi erogati, che determina una perdita di fiducia e di reputazione da parte dei clienti.
- La conflittualità interna, tra i soci, i dirigenti, i dipendenti o i fornitori, che genera tensioni, inefficienze e ritardi.
Tra le cause esterne, invece, possiamo menzionare:
- La crisi economica generale, che riduce la domanda, il potere d’acquisto e la disponibilità di credito da parte dei consumatori e degli investitori.
- La concorrenza sleale, da parte di imprese che praticano dumping, evasione fiscale o violano le norme ambientali o sociali.
- Le emergenze sanitarie, ambientali o politiche, che provocano shock, incertezza e instabilità nel contesto in cui operano le imprese.
- Le trasformazioni tecnologiche, normative o culturali, che richiedono una rapida adattabilità e una costante aggiornamento da parte delle imprese.
Quali sono le conseguenze delle crisi aziendali?
Le conseguenze delle crisi aziendali sono gravi sia per le imprese stesse che per l’intero sistema economico e sociale.
Tra le conseguenze per le imprese, possiamo elencare:
- La riduzione o la cessazione dell’attività produttiva, che comporta una perdita di fatturato, di quote di mercato e di capacità competitiva.
- La chiusura o il fallimento dell’impresa, che determina una perdita di patrimonio, di know-how e di opportunità di sviluppo.
- La delocalizzazione o la cessione dell’impresa, che implica una perdita di identità, di autonomia e di controllo sul proprio destino.
Tra le conseguenze per il sistema economico e sociale, invece, possiamo citare:
- La diminuzione o la scomparsa di posti di lavoro, che genera disoccupazione, povertà e precarietà per i lavoratori e le loro famiglie.
- La riduzione o l’assenza di contributi fiscali e previdenziali, che incide negativamente sul bilancio dello Stato e sulla sostenibilità dei servizi pubblici.
- La contrazione o la distorsione del tessuto produttivo, che compromette la crescita, la diversificazione e la qualità dell’offerta di beni e servizi disponibili.
Come affrontare le crisi aziendali?
Per affrontare le crisi aziendali, è necessario intervenire tempestivamente e in modo coordinato, coinvolgendo tutti gli attori interessati: imprenditori, lavoratori, sindacati, istituzioni, banche, fornitori, clienti, e soprattutto farsi assistere da professionisti qualificati. Alcune possibili azioni sono:
- Analizzare le cause e le dimensioni della crisi, attraverso una diagnosi accurata e condivisa della situazione dell’impresa e del contesto in cui opera.
- Elaborare un piano di ristrutturazione o di risanamento, che preveda obiettivi, strategie, risorse e tempi per il recupero della redditività e della competitività dell’impresa.
- Attivare un tavolo di crisi, che coinvolga le parti sociali e le istituzioni competenti, per definire le modalità e le condizioni per la gestione della crisi e la salvaguardia dei livelli occupazionali.
- Richiedere gli aiuti di Stato, previsti dalla normativa nazionale e comunitaria, per sostenere la liquidità, la solvibilità e l’innovazione dell’impresa in crisi.
- Cercare nuovi partner, investitori o acquirenti, che possano garantire la continuità e il rilancio dell’attività produttiva e occupazionale dell’impresa in crisi
L’importate è sempre gestire il problema, e non farsi gestire dal Problema,
ricordatevi chen on sopravivve il piu forte,
ma colui che si adatta ai cambiamenti evolutivi del mercato.
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